25.10.07

Tennessee Williams è probabilmente il più grande drammaturgo americano del XX secolo. Le sue storie sentimentali votate alla catastrofe, i suoi personaggi perennemente esposti alla violenza del mondo, e perfino le singole battute dei suoi lavori più celebri fanno ormai parte del patrimonio culturale degli Stati Uniti al pari delle poesie di Whitman, dei romanzi di Hemingway, delle canzoni di Dylan. Thomas Lainer Williams nasce a Columbus (Mississippi) nel 1911. Di famiglia puritana, Williams trascorre i primi anni di vita stretto tra le nevrosi di sua madre e l’insofferenza di un padre conservatore e autoritario che tollera di cattivo grado la fragilità quasi "femminile" di quel figlio così lontano dai "sani e robusti ragazzi del Sud". Laureatosi alla University of Iowa, Williams inaugura un’esistenza girovaga che lo vede impegnato in mille lavori saltuari. Questo non gli impedisce di scrivere i primi racconti e le prime pièces, nate sotto l’influenza di Cechov e il sostegno di litri e litri di caffeina. Il successo arriva con Lo zoo di vetro, rappresentato per la prima volta a Chicago nel 1944. "Prima del successo dello Zoo avevo quasi toccato il fondo", racconta Williams, "Non avevo più soldi. Inoltre, erano anni che scrivevo e lavoravo contemporaneamente come cameriere, ragazzo dell’ascensore o addirittura operatore della telescrivente sottoponendomi a ritmi che avevano distrutto la mia salute, o quel che ne restava. Non penso che avrei resistito ancora un anno, se non avessi avuto improvvisamente la dispensa della Provvidenza con lo Zoo". Gli anni successivi sono segnati dalle grandi prove di Un tram chiamato desiderio (1947), La rosa tatuata (1951), La gatta sul tetto che scotta (1955), puntualmente seguite dalle relative trasposizioni cinematografiche che consacrano Tennessee Williams come il drammaturgo più noto e rappresentato di tutti gli Stati Uniti. Con un linguaggio di grande intensità emotiva, i lavori di Williams si stringono quasi ossessivamente intorno a pochi temi (la perdita dell’innocenza, la degradazione personale e collettiva, lo sfacelo fisico, la patologia sessuale) utilizzando il Sud degli Stati Uniti come terreno ideale per uno scontro di passioni che trova equivalenti di rilievo forse soltanto in William Faulkner. La vita privata e professionale di Tennessee Williams subisce un brusco crollo nel 1963. La morte per cancro del suo compagno Frank Merlo getta il drammaturgo in uno stato di prostrazione dal quale non riuscirà più a venir fuori. Ipocondria, alcol, instabilità emotiva segnano i vent’anni successivi. Anche la sua produzione perde lo smalto iniziale, ricevendo sempre meno consensi di critica e di pubblico. L’epilogo il 24 febbraio 1983. All’hotel Elysée di New York, "in preda a stato confusionale", Williams ingerisce accidentalmente un intero tubetto di barbiturici. Stava per compiere settantadue anni.

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